A.C. 3634
Grazie, Presidente. Io ho pensato a lungo a come iniziare questo intervento; avrei potuto iniziare citando il lungo percorso che ci ha portato fino a qua: nel 1988 venne depositato il primo disegno di legge, io non avevo ancora quattro anni, pensi a come sono invecchiata, oppure, ricordando i Dico, i Pacs, i Didorè che sono stati citati prima, oppure anche, semplicemente, riproponendo tutto il percorso che ha avuto questa legge, le settantadue sedute in Commissione al Senato, il lungo tavolo con le associazioni che la relatrice Campana insieme al Partito Democratico ha portato avanti in questi anni, oppure il dibattito che molti di noi hanno visto in diretta al Senato; potrei parlare del volta faccia dei 5 Stelle, quando, a cinque minuti dalla votazione, dopo una telefonata arrivata da Milano, hanno improvvisamente cambiato idea, ma su questo non credo che sia necessario parlare, perché credo che a giudicare i nostri comportamenti come parlamentari ci siano gli atti e, in seguito, ci sarà la storia che parlerà per le nostre azioni. Invece, vorrei iniziare con una frase semplice che tutti conosciamo perché la leggiamo sempre in tv o all'ingresso dei tribunali e che è: la legge è uguale per tutti. Ecco, questa frase è bellissima nella sua semplicità, però non è vera e non mi riferisco alla sua applicazione che viene garantita dalla giustizia e dalla magistratura, ma alla nostra funzione, cioè alla legge. Pensate, onorevoli colleghi, che nel nostro codice non esiste la parola omosessualità, pensate che migliaia e migliaia di persone non sono semplicemente contemplate all'interno del nostro codice. Pensate a voi stessi, oppure ai vostri figli e pensate all'impossibilità di proiettarvi nel futuro al plurale, insomma, all'impossibilità di creare una famiglia, una vita di coppia, riconosciuta anche dallo Stato; fate finta che lo Stato non vi riconosca e non vi dia né diritti, né doveri; fate finta che ogni volta che si tenti di portare all'ordine del giorno questa situazione vi si risponda o che non è la priorità o che non è abbastanza, questa legge. Ecco, adesso possiamo smettere di fare finta perché è la situazione in cui ci troviamo in Italia fino a oggi e oggi finalmente in quest'Aula si inizierà un percorso di riconoscimento dei diritti e dei doveri di tutte le coppie, di tutti quelli che si amano e che, nonostante tutto e tutti, scommettono sul futuro e vogliono creare una famiglia. In questi mesi e anche in queste ore devo dire, ho sentito ogni tipo di obiezione, ma, sostanzialmente, il sentimento più comune tra quelli che sono contrari e si oppongono a questa legge è la paura, come se l'estensione di diritti a chi non ne ha minasse i diritti di quelli che ce li hanno già, ma, almeno a mio parere, non esiste una paura più infondata, quando si allargano i diritti e i doveri, una società cambia e diventa anche una comunità. Ma pensate a quale sentimento di solidarietà si possa approvare davanti a uno Stato che chiede solo doveri e non dà diritti; pensate, invece, quando finalmente questo Stato mi riconosce, sa chi esisto – lo riconosce –, sì, mi dà dei diritti, ma mi chiede anche di assumermi dei doveri, finalmente. Allora cambia tutto, cambia anche la mia prospettiva di vita e la mia percezione della mia famiglia, della mia coppia nel futuro. Possiamo fare un errore enorme noi qui oggi, cioè dire che è la lunga storia che inizia dal 1988 e che oggi, domani, nei prossimi giorni si compirà. Non è così, oggi iniziamo insieme un cammino e non concludiamo proprio nessuna storia. Sarà perché la mia generazione è nata e cresciuta quando è caduto il muro di Berlino, quando c’è stata la crisi delle ideologie dei grandi partiti di massa, e nell'epoca delle grandi promesse ci avevano detto che saremmo diventati qualunque cosa avremmo voluto essere; poi siamo diventati adulti, invece, nell'epoca delle grandi disillusioni, forse è per questo che siamo un pochino più cinici, forse è per questo che il dibattito nato e cresciuto attorno a questa legge ci ha fatto più volte ridere e molto spesso orrore; forse è per questo che, quando qualcuno propone all'interno di quest'Aula, all'interno di questa Camera la possibilità dell'obiezione di coscienza per i commercianti che non vogliono servire chi si unisce civilmente, rimaniamo disgustati, con il vomito, e diciamo con forza che non è più tempo di prenderci in giro e di tergiversare, è tempo di diritti, almeno quelli.
Certo, la legge non è perfetta – qui purtroppo non siamo in un'aula d'università, non è possibile avere la perfezione, facciamo politica, quindi a volte tocca anche di fare delle mediazioni –, manca interamente il riconoscimento dei minori. A mio parere, è la stessa logica di errore e di rimozione che si è fatta fino ad adesso, perché pensiamo che se una cosa non è inserita all'interno della legge quella cosa non esiste; invece non è così, perché i bambini che nascono e crescono all'interno delle famiglie arcobaleno esistono e continueranno ad esistere, c’è bisogno di una legge in fretta. Però, sappiamo anche che – perché non veniamo da fuori – date le condizioni, i numeri al Senato, il voltafaccia dei grillini, tutto questo è il massimo risultato che possiamo ottenere. Tuttavia, è un ottimo risultato: oggi stiamo cambiando profondamente e nelle fondamenta veramente il diritto di famiglia di questo Paese, e lo stiamo cambiando in meglio.
Secondo me si compirà – ne sono sicura – una piccola rivoluzione copernicana, perché da domani mattina, pian pianino, le unioni civili saranno viste per quello che sono, cioè una cosa normale in un Paese civile. Pian pianino, ci si vergognerà un pochino di più a dire pubblicamente quello che si è detto in quest'Aula. Pian pianino, ci si vergognerà un pochino di più a fare la battutina, quando si va in TV o con gli amici. Pian pianino, ci si vergognerà un pochino di più ad essere omofobi. Sì, ovvio, è un cammino che ci ha messo trent'anni, ci abbiamo messo trent'anni per fare un passo, ma almeno a me hanno insegnato che in un viaggio la cosa più difficile, molto spesso, è il primo passo, è iniziare il viaggio.
Permettetemi di ringraziare infine i Giovani Democratici, di cui ho fatto parte, che da sempre sono stati a favore del matrimonio egualitario e che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno; in secondo luogo, anche l'Arcigay di Modena, che in questi mesi mi ha supportato e soprattutto sopportato, aiutandomi a capire e a conoscere molto persone, storie ed emozioni che non sapevo neanche potessero esistere. Oggi è una bellissima giornata, fuori c’è il sole – adesso sta ormai tramontando, però è una bella giornata – e questa settimana sarà bellissima. Concludo citando il Presidente Barack Obama – degli Stati Uniti, quindi non un noto sovversivo – nel suo discorso di insediamento del 2013: il nostro viaggio non sarà concluso finché i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come chiunque altro davanti alla legge, perché se siamo stati creati uguali anche l'amore con cui ci leghiamo l'uno all'altro dovrà essere altrettanto uguale. Auguro a tutti buon lavoro e buon lavoro a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).